25 Marzo 2020

L’apocalisse dell’auto?

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Editoriale di Leonardo Buzzavo

La volatilità. I recenti accadimenti hanno messo in brutale evidenza la stupefacente volatilità dei nostri tempi. Oltre al forte impatto che investe tutti in qualità di cittadini, si sta producendo un impatto crescente sul tessuto economico e delle aziende, che coinvolge ovviamente anche il settore auto inclusi gli operatori della distribuzione e servizi. Da immagini di aree della Cina in difficoltà, percepite come molto lontane, con qualche riflesso abbastanza circoscritto sulle catene logistiche, si è passati velocemente a situazioni quali la cancellazione di eventi di riferimento (ad es. il salone di Ginevra), il successivo blocco degli spostamenti non essenziali fino alla chiusura delle concessionarie e delle fabbriche, oramai non solo in Italia ma anche in molti altri paesi. Per i concessionari si tratta di un duplice colpo ovvero uno di tipo generale su reddito spendibile e fiducia (fattori da sempre causa di contrazione di volumi nell’auto), l’altro alla mobilità stessa che rappresenta il fulcro di chi commercializza e assiste veicoli e la filiera di servizi collegata.

Le conseguenze immediate. L’esplosione dell’emergenza legata a Covid-19 ha determinato una serie di problematiche immediate quali ad esempio le problematiche logistiche relative alla chiusura delle sedi (mantenendo la possibilità di effettuare in parte servizi di assistenza), le scelte in merito alle modalità di lavoro e al personale (tele-lavoro, smart working, ferie, cassa integrazione), il ricorso ove possibile a strumenti digitali (ad es. interazione con i clienti, presentazione di novità), il governo dello stress finanziario. Non c’è dubbio che questo sta generando una fortissima – seppur indesiderata – palestra digitale sia sul fronte delle modalità di lavoro sia sui processi retail.
Inevitabilmente per aziende come le concessionarie una tale contrazione del fatturato rapportata a una forte rigidità nei costi (immobili, personale, attrezzature) rappresenta una sfida epocale. Un recentissimo studio realizzato da Cerved valuta l’impatto della crisi sull’economia italiana esaminando diversi settori e considera due opzioni ovvero: uno scenario base in cui l’emergenza dura fino a Maggio 2020 con due mesi necessari per il ritorno alla normalità; uno scenario pessimistico in cui l’emergenza dura fino a Dicembre 2020 con sei mesi necessari per il ritorno alla normalità. Nel primo caso la contrazione di fatturato attesa per i concessionari auto nel 2020 rispetto al 2019 è pari al 24,5%, mentre nel secondo caso arriva al 55%. Considerato che lo sviluppo degli eventi fa presagire una certa probabilità dello scenario pessimistico, senza poterne poi escludere uno ancora peggiore, si tratta indubbiamente di un impatto che supera quello generato da crisi precedenti del passato, inclusa la grande crisi finanziaria mondiale del 2008.

Let’s dance, nessuno escluso. Anche Quintegia, azienda da sempre focalizzata ad attività rivolte alla filiera del marketing e distribuzione auto, è stata investita da questo tsunami su più fronti. Mentre l’ufficio è chiuso e si è operato un rapidissimo switch al tele-lavoro, tutte le aree di impegno, nessuna esclusa, hanno richiesto una valutazione degli impatti e l’attivazione di forme di risposta: gli eventi (con una riprogrammazione di Automotive Dealer Day dopo l’estate), le ricerche (con un adattamento di alcune attività a esigenze più contingenti di case e concessionari), l’academy (con modifiche nei calendari di attività e stimoli a potenziare ulteriormente percorsi a distanza), i servizi (con ridefinizione del perimetro delle attività di supporto). La situazione è tale da rendere difficile nel breve capire cosa succederà, per cui è sconsigliabile azzardare previsioni. Ci pare più saggio provare a dare invece alcuni spunti come chiavi di lettura e inquadramento delle problematiche in divenire.

Le fragilità del sistema. Le risorse economiche che dovranno essere messe in campo per tentare di mitigare gli effetti della crisi e dei suoi sviluppi sono mastodontiche. Come farà un paese come l’Italia che ha storicamente puntato in modo vorace sulla fiscalità che ruota intorno all’auto e alla mobilità a tamponare il crollo di entrate fiscali associate a una prolungata immobilità? Forse questa crisi potrà stimolare qualche ripensamento.
L’Italia inoltre sconta una storica difficoltà nel creare organismi associativi capaci di dare forza e unitarietà di indirizzo in sede istituzionale. Proprio in momenti di crisi così intensa e repentina si può cogliere quanto possa essere un buon investimento per ciascun operatore di settore investire risorse e un contributo fattivo al potenziamento di entità associative. Non è mai troppo tardi per mettere a frutto l’esperienza.

Le fasi che ci attendono verso un “new normal”. Come già anticipato, il quadro che ci aspetta ha contorni poco chiari. Certamente per le aziende concessionarie e di servizi, utilizzando una metafora umana, si manifestano esigenze sia di rianimazione sia di riabilitazione. Come sempre accade, a ogni crisi segue una fase più o meno prolungata di recupero a cui segue poi una nuova normalità. Secondo alcuni osservatori esiste la possibilità che invece che alcuni mesi di paralisi e un successivo ritorno a schemi di vita precedenti, si possa instaurare un periodo più lungo di convivenza con fenomeni pandemici che potrebbe comportare fasi di “stop and go” in cui picchi di impatto sul sistema sanitario determinano fasi di restringimento e fasi di attenuazione dei vincoli di spostamento e di relazioni sociali, con impatto sia nei consumi sia nelle attività delle aziende.
Oltre a una certa atrofia nei consumi (i dati di mercato dalla Cina sembrano indicare che anche in fase di uscita dalla crisi le vendite sono insoddisfacenti) è probabile che la nuova normalità sia caratterizzata da un mutato quadro di sentimenti dei consumatori, di geometrie di valori e di aspirazioni nei confronti di determinati aspetti (es. impatto ambientale) o segmenti di mercato (si pensi ad esempio a premium e lusso).
I nuovi schemi di valori probabilmente toccheranno in modo profondo anche il rapporto tra cittadini e imprese, e il senso stesso dell’esistenza delle imprese. Si tratta di temi peraltro in linea con l’iniziativa “RESET” legata a responsabilità sociale, senso dell’impresa e rapporto con la community del territorio che Quintegia e Findomestic Banca hanno avviato a fine 2019.

Innovazione forzata. Gli operatori della distribuzione auto si trovano coinvolti da diversi anni in un processo di innovazione che ruota su più piani. Si tratta di piani sovrapposti che hanno guidato la realizzazione del programma di Automotive Dealer Day in passato e ancor più nel 2020 ovvero: la digital transformation (rivedere assetto e processi dell’azienda in un contesto ormai profondamente digitalizzato), la mobility transformation (far evolvere il proprio modello di business da un focus prevalente di prodotto a un focus prevalente di servizio), la human transformation (remixare il set di competenze nell’epoca del lavoro della conoscenza, allineare attitudini dei singoli a obiettivi organizzativi, avvicinare impresa e persone). I recenti accadimenti spingono l’innovazione a presidiare fronti ancora più ambiziosi, come ci ricorda Jay Rao, docente al Babson College di Boston, ovvero la presa d’atto che l’innovazione è un processo che implica: gestione del rischio, navigare l’incertezza, esplorare l’ambiguità. Questo cambia il modo di vivere l’impresa.

Impatto asimmetrico. Ci possiamo attendere che questa crisi porti a un settore profondamente mutato in modo asimmetrico ovvero con conseguenze diverse per diversi operatori. Negli anni ’70 del XX secolo lo shock petrolifero e il repentino incremento dei costi della benzina ha fatto sì che le piccole vetture giapponesi negli USA iniziassero a spodestare il dominio dei costruttori domestici, focalizzati da sempre su vetture di grandi dimensioni con motorizzazioni avide di carburante. Questo evento ha marcato l’inizio di un nuovo assetto che ha cambiato il mondo per sempre con nuovi rapporti di forza tra brand locali e brand asiatici, poi destinati a colonizzare il mondo forti di un approccio di produzione snella. In estrema sintesi, possiamo ipotizzare che questa crisi nei confronti degli operatori della distribuzione auto porti a un triplice ordine di conseguenze. Primo: una importante selezione tra gli operatori, a vantaggio dei più solidi ed efficienti. In sostanza: avremo meno concessionari, accelerando un trend già in corso. Secondo: una trasformazione del modo di essere e di lavorare del concessionario con più sperimentazioni di nuove forme organizzative e contrattuali di retail legate a diversi risvolti economici (es. strutture più piccole, lavoro agile, formati di agenzia). In sostanza: avremo concessionari o comunque operatori nel retail diversi da prima. Terzo: la creazione di partnership innovative in modo trasversale tra diverse categorie merceologiche, con avvicinamenti e sinergie anche sorprendenti. In sostanza: avremo costellazioni sinergiche con operatori di diversi ambiti.

Al cospetto di un nuovo mondo. Senza dubbio in questa fase di paralisi e di isolamento cresce il bisogno di confronto, di ricerca comune di modalità di risposta e di sperimentazione di pratiche innovative. Anche Quintegia cercherà in ogni modo possibile di fare la propria parte, consapevole del fatto che accomuna tutti gli attori della filiera ovvero concessionari, case e aziende di servizi: la storia insegna che i brand che agiscono efficacemente durante una crisi diventano forti in misura più che proporzionale dopo di essa. Come ci ricorda Andrea Fontana nel suo recentissimo e profetico “Ballando con l’apocalisse” i cambiamenti catastrofici che si sono verificati nel corso della storia non portano a una “fine del mondo” bensì alla “fine di un mondo” con la generazione di nuovi habitat sociali, imprenditoriali e vitali. Noi tutti, che operiamo in vari modi nel settore auto, ci stavamo attrezzando per darci insieme il migliore benvenuto possibile nell’era della nuova mobilità. Diamoci ora il benvenuto, ineludibile, ai tempi nuovi e alla missione che essi comportano per ciascuno di noi ovvero portare l’innovazione a un salto di livello.